Matteo Berrettini, infortunio e lacrime: notte amara a Torino

«La serata più brutta della mia vita». Matteo Berrettini non ci gira tanto intorno. Fisicamente sta male, moralmente è distrutto. Quel sogno che aveva coccolato per un anno, si è trasformato all’improvviso in un incubo: una sventagliata di dritto, la fitta all’addome, poi il braccio alzato. «Ho sentito una stecca» dice al fisioterapista, stendendosi a terra per un rapido massaggio. La telecamera stringe sugli occhi lucidi del campione romano, che scuote la testa.

«Non ce la faccio», sembra mormorare tra sé e sé. Ma il pubblico di Torino lo incita a rialzarsi, gli dedica il più caloroso degli applausi, lui prova a tornare in campo: niente da fare. Alza bandiera bianca all’inizio del secondo set, dopo un’ora e venti di lotta alla pari con Alexander Zverev, il numero tre al mondo. Che attraversa subito la rete per abbracciarlo e rincuorarlo: «Siamo tutti atleti che danno il massimo per vincere», ha scritto il tedesco sui social.

«Ma, a fine giornata, la cosa più importante è darsi la mano in buona salute e prepararsi per la prossima sfida. Oggi purtroppo non è andata così e io non riesco neppure ad immaginare cosa tu provi in questo momento», ha aggiunto rivolgendosi al suo avversario. «Tutto quello che posso dirti è di tenere la testa alta, sono certo che tornerai». Sì, ma quando? Oggi Matteo si sottoporrà alla risonanza per capire l’entità di un infortunio che, sfortunatamente, già conosce.

All’inizio della stagione, infatti, è stato costretto a ritirarsi dagli Australian Open proprio per un problema agli addominali, che lo ha tenuto a lungo lontano dai campi.  «Il posto era simile, ma il dolore è inferiore», ha affermato lui stesso, trattenendo le lacrime sotto la visiera del cappellino. «Mi sono spaventato, non riuscivo a continuare. Spero che gli esami possano tranquillizzarmi, che non sia niente di grave perché non voglio perdermi questa atmosfera».

Già, perché le Finals, nel tennis, non sono un semplice torneo: rappresentano il coronamento di una stagione, vi approdano gli otto tennisti che hanno raggiunto i migliori risultati. E disputarle in casa, per un giocatore è il massimo: «Ritirarmi in questa atmosfera mi uccide», ha aggiunto Berrettini, consolato anche da Novak Djokovic. Con l’altro azzurro Jannik Sinner che resta alla finestra in quanto prima riserva del tabellone, pronto a subentrare in caso di forfait.

«Era una delle serate più belle sul campo», ha concluso Matteo, «che in un attimo si è trasformata, sportivamente parlando, nella serata più brutta della mia vita».

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