con la “nuova” agricoltura -7% di emissioni

Il rapporto FAO/EBRD: la mitigazione climatica in agricoltura può portare benefici da 360 miliardi di dollari. “Necessario retribuire gli operatori per i servizi ambientali offerti”

di Matteo Cavallito

 

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Un’azione mirata per l’agricoltura globale può contribuire in modo significativo alla mitigazione climatica generando benefici economici per un ammontare compreso tra 60 e 360 miliardi di dollari. Lo sostiene un rapporto congiunto dell’Investment Centre della FAO e della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (EBRD). Lo studio, presentato in questi giorni alla COP26 di Glasgow, evidenzia le potenzialità di un settore chiave nel percorso di transizione ecologica.

“Dobbiamo permettere ai piccoli agricoltori di adattarsi e di ottenere un guadagno attraverso la fornitura dei servizi ambientali”, ha dichiarato Mohamed Manssouri, direttore della divisione investimenti dell’organizzazione ONU. “È arrivato il momento di cogliere questa opportunità vitale per ridurre le emissioni e aumentare il sequestro del carbonio, mentre si ripristina la biodiversità, si sostengono la salute e la nutrizione e si generano nuove opportunità di business attraverso i sistemi alimentari e di uso del suolo”.

L’agricoltura genera fino al 37% delle emissioni umane

Tra agricoltura e cambiamento climatico esiste da sempre un rapporto ambivalente. Il contributo del settore alle emissioni di origine umana, ricorda lo studio, oscillerebbe tra il 21% e il 37%. Un’incidenza molto rilevante la cui entità è emersa pienamente solo negli ultimi anni dopo essere stata storicamente sottovalutata. Ma il comparto, sottolinea la ricerca, “è esso stesso vittima delle emissioni”. Gli operatori, infatti, “sono spesso tra i primi testimoni del cambiamento climatico”. Mentre “l’aumento delle temperature, il cambiamento dei flussi delle precipitazioni e le interruzioni lungo la catena di approvvigionamento stanno già avendo un impatto sulla produzione alimentare, minando gli sforzi globali per porre fine alla fame”.

La buona notizia, però, è che “il settore agricolo è in una posizione unica per essere parte della soluzione che conduce alla neutralità climatica attraverso la riduzione delle emissioni”. Il comparto, infatti, “può massimizzare le sue capacità di sequestro assorbendo più carbonio di quanto ne rilasci”.

L’impatto climatico può calare del 7%

In attesa del rapporto definitivo che sarà pubblicato all’inizio del prossimo anno, le anticipazioni dello studio FAO/EBRD fanno ben sperare. Secondo l’analisi, infatti, una migliore gestione del suolo agricolo e gli interventi a sostegno della capacità di sequestro del carbonio possono produrre un calo delle emissioni compreso tra il 3% e il 7% all’interno del comparto.

L’obiettivo di fondo, si legge nell’indagine, resta la neutralità climatica, ovvero il bilanciamento tra i gas serra rilasciati nell’atmosfera e l’ammontare rimosso. Negli ultimi anni gli sforzi non sono mancati. Alcuni problemi, tuttavia, restano evidenti. Gli interventi di carbon neutrality tanto per cominciare sono tuttora di tipo volontario. I risultati raggiunti, inoltre, sono spesso autocertificati in assenza di una validazione indipendente. I costi degli interventi, infine, sono molto variabili e penalizzano, in particolare, le piccole imprese. Agire subito, in ogni caso, è di fondamentale importanza. Che fare, dunque?

Le cinque aree di intervento per favorire la mitigazione climatica in agricoltura. Immagine: Santos, N., Monzini, J., Pedersen, E. and Borgomeo, E. 2021. “The shortest path: Accelerating investment towards carbon-neutral agrifood systems”. Rome, FAO. Some rights reserved. This work is available under a CC BY-NC-SA 3.0 IGO licence

5 azioni decisive

Secondo gli esperti occorre mettere in atto cinque diversi interventi. Per prima cosa i governi devono fissare gli obiettivi chiave per la neutralità; inoltre è necessario migliorare gli strumenti e i metodi di calcolo dell’impronta climatica. Il settore privato, poi, deve sviluppare ulteriormente la propria governance in funzione degli obiettivi mentre il comparto pubblico deve offrire un sostegno agli sforzi di decarbonizzazione, soprattutto quando essi sono intrapresi dalle piccole aziende. I governi e le organizzazioni internazionali, infine, devono sviluppare la propria capacità di condividere le conoscenze, sensibilizzando gli operatori e favorendo così anche gli investimenti sostenibili.

Il ruolo dei privati

A proposito di investimenti: di fronte al crescente impegno dei governi, il ruolo dei privati può fare la differenza. “L’universo degli investimenti si sta evolvendo rapidamente, le banche si allineano agli obiettivi di neutralità e i gestori patrimoniali cercano nuove opportunità per decarbonizzare i loro portafogli mentre gestiscono i rischi associati al cambiamento climatico”, ha dichiarato Natalya Zhukova, direttrice della divisione Agribusiness della EBRD. Oltre a mettere in campo risorse miliardarie, ricordano i promotori della ricerca, i privati possono ottenere benefici tangibili dal loro impegno. Riducendo i costi e i rischi, proteggendo i valori aziendali e costruendo vantaggi competitivi.

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