“No al ritorno della legge Fornero”

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Nuovo confronto tra governo e sindacati sulle pensioni: “No al ritorno della legge Fornero”

Nuovo confronto tra governo e sindacati sulle pensioni: “No al ritorno della legge Fornero”

Le principali sigle sindacali annunciano una mobilitazione per chiedere al governo di andare avanti sulla riforma del sistema pensionistico per scongiurare il ritorno della legge Fornero.

2021-11-15T11:49+0100

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Quota 102 è soltanto una soluzione “tampone” per Cgil, Cisl e Uil, che considerano insufficiente lo stanziamento di 600 milioni di euro per il capitolo previdenziale della manovra e temono un possibile ritorno della legge Fornero.Per questo i leader delle tre principali organizzazioni sindacali martedì incontreranno il premier Mario Draghi per discutere di pensioni. Lo riferisce l’agenzia Agi, che riassume le posizioni dei sindacati: innanzitutto includere nelle misure già inserite nella manovra i lavoratori precoci, e poi la riduzione da 36 a 30 degli anni di contributi per accedere all’Ape sociale, estendendola ai disoccupati e ai cassaintegrati. E ancora, un sistema modulato in base alle diverse condizioni in cui operano i lavoratori.I sindacati hanno espresso perplessità anche sulla proroga di un anno per Opzione donna e l’Ape sociale e sull’estensione del numero delle mansioni gravose da 57 a 221, tutti considerati provvedimenti insufficienti.L’obiettivo è di evitare un ritorno alla Fornero attraverso una riforma complessiva del sistema, da attuare in tempi brevi e che preveda differenze a seconda del tipo di impiego, con la previsione di un’uscita anticipata dal mondo del lavoro a 62 anni oppure con 41 anni di contributi a prescindere dall’età. Una richiesta, quest’ultima, irricevibile per il governo per il suo costo elevato. “Tornare al contributivo non significa necessariamente tornare alla Fornero com’era: lo sforzo che si può fare è mantenere l’impianto contributivo, ma costruire elementi di flessibilità che consentano di evitare alcune rigidità e andare così incontro ad alcune delle istanze del sindacato”, aveva spiegato il ministro del Lavoro, Andrea Orlando che assieme ai colleghi Daniele Franco e Renato Brunetta, domani parteciperà al faccia a faccia tra i sindacati e il premier.Per ora la richiesta di Cgil, Cisl e Uil al governo è quella di mostrare che ci sia almeno la “volontà politica di cambiare una riforma sbagliata”. Nel frattempo, i sindacati annunciano una serie di manifestazioni in tutte le regioni italiane, a partire dal prossimo 20 novembre, per “far cambiare idea alla politica” sul dossier “pensioni”.

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Le principali sigle sindacali annunciano una mobilitazione per chiedere al governo di andare avanti sulla riforma del sistema pensionistico per scongiurare il ritorno della legge Fornero.

Quota 102 è soltanto una soluzione “tampone” per Cgil, Cisl e Uil, che considerano insufficiente lo stanziamento di 600 milioni di euro per il capitolo previdenziale della manovra e temono un possibile ritorno della legge Fornero.

Per questo i leader delle tre principali organizzazioni sindacali martedì incontreranno il premier Mario Draghi per discutere di pensioni. Lo riferisce l’agenzia Agi, che riassume le posizioni dei sindacati: innanzitutto includere nelle misure già inserite nella manovra i lavoratori precoci, e poi la riduzione da 36 a 30 degli anni di contributi per accedere all’Ape sociale, estendendola ai disoccupati e ai cassaintegrati. E ancora, un sistema modulato in base alle diverse condizioni in cui operano i lavoratori.

Per il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, quota 102, e cioè la soluzione introdotta dal governo per andare in pensione con 64 anni di età e 38 anni di contributi fino alla fine del 2022, sarebbe una misura “improvvisata, sbagliata e non condivisa, che nasconde un inesorabile ritorno all’iniquità delle legge Fornero”.

I sindacati hanno espresso perplessità anche sulla proroga di un anno per Opzione donna e l’Ape sociale e sull’estensione del numero delle mansioni gravose da 57 a 221, tutti considerati provvedimenti insufficienti.

L’obiettivo è di evitare un ritorno alla Fornero attraverso una riforma complessiva del sistema, da attuare in tempi brevi e che preveda differenze a seconda del tipo di impiego, con la previsione di un’uscita anticipata dal mondo del lavoro a 62 anni oppure con 41 anni di contributi a prescindere dall’età. Una richiesta, quest’ultima, irricevibile per il governo per il suo costo elevato.

La proposta del premier Mario Draghi, come si legge sul Corriere della Sera, è quella del pensionamento a 62 anni per tutti con il sistema contributivo, eliminando il sistema misto.

“Tornare al contributivo non significa necessariamente tornare alla Fornero com’era: lo sforzo che si può fare è mantenere l’impianto contributivo, ma costruire elementi di flessibilità che consentano di evitare alcune rigidità e andare così incontro ad alcune delle istanze del sindacato”, aveva spiegato il ministro del Lavoro, Andrea Orlando che assieme ai colleghi Daniele Franco e Renato Brunetta, domani parteciperà al faccia a faccia tra i sindacati e il premier.

Per ora la richiesta di Cgil, Cisl e Uil al governo è quella di mostrare che ci sia almeno la “volontà politica di cambiare una riforma sbagliata”. Nel frattempo, i sindacati annunciano una serie di manifestazioni in tutte le regioni italiane, a partire dal prossimo 20 novembre, per “far cambiare idea alla politica” sul dossier “pensioni”.

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